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Originali by 3cy

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3cy
view post Posted on 4/7/2011, 23:02




Apro con la storia scritta per il contest letterario: "Noi il finale, voi la storia!".

Autore: 3cy
Titolo: Felicemente ladro… di ombrelli
Introduzione: La storia dell'ombrello rosso "galeotto" e testimone della Storia d'amore di Licia e Andrea.
Genere: Rosa
Rating: verde
Note: è la prima volta che mi cimento... e credo si veda. Ho colto l'occasione del contest. Difficile creare una storia in 1000 parole. Però Contenta di averci provato.

La calura dell’estate non dava tregua. Luglio stava finendo e finalmente sarebbero arrivate le attese ferie.
Andrea non ne poteva più di archivi da sistemare, volumi da richiedere e puntigliosi clienti alla ricerca dei libri più strampalati.
Arrivò l’ora di chiusura. Uno dopo l’altro i clienti uscirono, lasciando una pila di libri da rimettere apposto. Per fortuna l’affluenza era calata. La gente preferiva passare le giornate al mare piuttosto che in una biblioteca ad accumulare polvere. La giornata aveva chiuso in guadagno con un paio di penne, qualche foglio scarabocchiato e un ombrello.
Un ombrello? Chi è quel pazzo che a fine luglio si porta dietro un ombrello? Mah!

Continuò a fissare quell'ombrello rosso fiammante e mentre riponeva nello scatolone “oggetti smarriti” il tesoro della giornata, pensava alla cena che l’aspettava: qualche sofficino da scongelare, sempre se Gigi - il suo coinquilino - non li avesse già divorati in alternativa a un frigo devastato e alle sue tasche vuote. Non che quelle di Andrea erano migliori, ma tra le ripetizioni che dava e il lavoro alla biblioteca tirava a campare e riusciva a pagare l’università, senza gravare sui suoi.
Cavolo, diluvia!
Senza pensarci due volte corse a prendere l’ombrello ringraziando il pazzo cliente che l’aveva salvato.

Ma dove diavolo avrò lasciato l’ombrello?! Licia se ne stava lì, sotto la pensilina, in attesa che l’autobus arrivasse e nella speranza che quel dannato acquazzone improvviso finisse. Da diligente studentessa modello qual'era, aveva finito di ripetere il programma di storia e aveva passato l’intero pomeriggio in biblioteca mentre le sue amiche erano beatamente al mare.
Neanche una giornata di mare… sono bianca come una mozzarella… bianca come il latte, rossa come il sangue…
Gli venne in mente il titolo di quel libro che aveva letto tempo fa. Licia era una ragazza piccolina, tutta lentiggini e “rossa malpelo”, come la chiamavano da piccola per i suoi folti capelli rossi.
Gli orali si avvicinavano, non vedeva l’ora di finire con questo Esame di Stato e voltare pagina. Ma prima doveva chiudere come tutti si aspettavano da lei: con una bella e impeccabile figura. E poi poteva dedicarsi al suo sogno: fare la scrittrice.
Ma ora meglio cambiarsi questi vestiti inzuppati.

- “E dai, Licia, sempre a farti pregare, se non alzi quel sedere veniamo a prenderti con la forza … non puoi non esserci ai 18 di Biagio”.
- “E poi lo sai che gli piaci. Fagli questo regalo di compleanno!” .
- “Lasci le tue migliori amiche sole tutta la sera senza controllo?”.
Erano Katia e Silvia. Licia sapeva che non avrebbero smesso finché non l’avessero convinta.
- “Va bene, basta! non vi sopporto più! vengo! Ma scordatevi di far tardi”.
Come sempre aveva ceduto.
Dopo una giornata di studio è quello che ci vuole: una sana e pazza serata!

Ma chi me l’ha fatto fare? Quando la finirò di fidarmi di Gigi?
Andrea sorseggiava una birra fresca, unica goduria di quella noiosissima serata, passata a guardare Gigi che cercava l’acchiappo.
Che pietosa festa di 18 anni!
Compativa il povero festeggiato, sbronzo, che dava il meglio di sé in strane contorsioni sulla pista da ballo improvvisata nel mega giardino.
Quello era stupendo, come d'altronde la villa in cui si trovava. Tolte le zanzare, Andrea si stava godendo la pace di quel dondolo appartato. Quando all’improvviso venne distratto dagli schiamazzi provenienti dalla pista. Il neo-diciottene farfugliava una sottospecie di dichiarazione d’amore e la sfortunata era una ragazza tanto imbarazzata quanto carina, che oramai aveva la faccia a pendant coi suoi capelli rossi.

Gli occhi di Licia erano rivolti alle due pseudo-amiche che non facevano che ridere.
Tutte a me capitano! pure l’innamorato canterino, che vergogna!
Colse al volo una distrazione di Biagio per correre via, cercando riparo in giardino. Era immenso e curatissimo, arricchito da vialetti illuminati da lampade da terra a luce soffusa e da una serie di lanterne che col vento emettevano suoni simili a quello dello scacciapensieri che Licia aveva alla finestra. Il vialetto si apriva e moriva dietro una grande siepe. Qui trovò un dondolo. Cercando di dimenticare l’accaduto, cominciò a farsi cullare. Chiuse gli occhi e si immerse nei suoni della natura.

Le chiavi del motorino. Dove cavolo le avrò messe?!
Andrea, dopo aver finalmente convinto Gigi ad andarsene, si ritrovava ancora lì, in cerca del mazzo di chiavi perduto. Scandagliò tutto il giardino ma niente. All’improvviso si ricordò del dondolo. Svoltata la siepe lo trovò occupato dalla ragazzina rossa di prima, che era distesa e beatamente persa in chissà quali sogni. Cercò così le chiavi in silenzio, erano proprio accanto a lei. Si avvicinò. Era così dolce che d’istinto l’avrebbe accarezzata. Ma all’improvviso…

- “Chi sei?! Che vuoi!? Stammi lontano!” Licia si era svegliata di soprassalto. E d’istinto aveva afferrato la borsa pronta a un eventuale assalto.
- “Tranquilla, non ho cattive intenzioni, scusa se ti ho spaventata ma volevo solo recuperare le mie chiavi, le vedi? lì, sul dondolo”
Licia osservò il mazzetto accanto a lei, sospirando e recuperando il cuore, quasi sfuggitogli dal petto.

- “Licia! Licia!”
- “Ma dove è finita?”.
Dal giardino arrivarono le voci delle amiche. Licia si alzò di scatto, lanciò le chiavi ad Andrea e corse via con un semplice: “Perdonato allora! CIAIII! (modo stravagante che aveva di dire ciao)”.

L’orale era alle porte e rassegnata all’ennesimo pomeriggio di studio, Licia entrò in biblioteca. Distratta dal telefono che squillava sbatté addosso a qualcuno. Alzò gli occhi pronta per scusarsi e lo riconobbe.

Andrea si illuminò. Ma è la rossa dell’altra sera!

- “Ciao. E’ destino scontrarci noi due. Mi chiamo Andrea. Se ti serve qualcosa lavoro qui”.
Col viso in fiamme Licia gli rispose: “Scusa, ero distratta, comunque piacere, io sono Licia”. E dopo qualche attimo di imbarazzo: “Lavori qui, bene! Sai volevo chiedervi se avete trovato un ombrello rosso che ho smarrito giorni fa”.
Andrea rispose ridendo: “Tranquilla! è in buone mani. Mi ha salvato dall’acquazzone l’altro giorno, se vuoi te lo restituisco stasera, pagando dazio con un gelato. Ti va?”

E tutto cominciò da lì. Un ombrello rosso a unirli, come in quel momento: davanti a un tramonto mentre si scambiavano un dolce bacio.

-fine-



p.s. grazie a vanna per i preziosi consigli! ^_^


 
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