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MichelleRaob~
view post Posted on 18/10/2010, 15:51




Apro con la storia scritta per il contest letterario^^


Autore: MichelleRaob~
Titolo: Untitled
Introduzione: Uhm...è talmente corta che non dico nulla xD
Genere: Romance
Rating: verde
Note: Tocca uno dei temi a me più cari, la memoria...

SPOILER (click to view)
E fuori Piove.
L'ombrello fradicio gocciola nell'ingresso, riesco quasi a sentirle, le gocce.
Sento un suono metallico, ritmico. Lento. Di una lentezza infinita, quasi stanca.
Dopo un'attenta riflessione scopro che quel ritmo non proviene dall'ombrelliera, ma dal mio petto.

E' stata una lunga notte, non voglio pensarci. Strano come poche parole possono cambiare il corso di una vita... stupide emissioni d'aria dal potere di cambiare la realtà.

Il vetro della finestra viene assalito da migliaia di proiettili d'acqua, li sento trafiggermi.

Mi sposto in bagno, devo togliermi il trucco, questa maschera temporanea che separa quasi il mio essere dall'esterno. La spugna porta via in poche passate il velo che ha assorbito il freddo di questa sera di dicembre, facendomi sentire meglio.
Ogni spugnata è una mano di stucco sul muro crepato che è la mia anima. Di buchetto in buchetto, le impurità spariscono e mi fanno sentire un poco più leggera.
Ora tocca ai capelli, si... Apro l'armadietto e trovo il tuo pettine in bella vista. Una delle tante tracce di te che esulano dalla montagna di pensieri che traboccano dal mio sistema limbico. Qualcosa di concreto, che fa male... Più male forse delle piccole scosse dei neuroni che vogliono che io ricordi come al mattino sistemavi i capelli con quello stesso pettine. Piccolo maledetto pezzo di plastica.

Lascio perdere i capelli ed evito la camera da letto. Mi appollaio sul divano e rovescio la testa all'indietro, sul morbido schienale. Un'oggetto dispettoso mi punge una coscia, cosa diavolo è?
Tra le mani mi ritrovo una matita appuntita, forse fuggita dalla borsa rovesciata un paio di cuscini più in là. Un segno divino?

Una voglia irrefrenabile mi prende ed estraggo un notes dalla borsa. Devo scrivere. Di me, di te... di quello che era “noi”. Nulla deve andare perso. So bene che presto i miei ricordi sbiadiranno, sconfitti dal tempo. Ma in questo modo diverranno indelebili. Tante piccole spade che mi uccideranno ogni volta che anche solo vedrò una copertina simile a questa in una qualsiasi cartoleria.
Ma riuscirò a sopportare di avere una lama nel cuore se significherà non dimenticarti.
E non ti dimenticherò.


Autore: MichelleRaob
Titolo: With Open Arms
Introduzione: un rapporto malato trova la sua conclusione
Genere: uhm.... la mia solita roba simil-introspettiva
Raiting: Giallo
Verbo scelto: 9
Note: roba da psicologi (me lo sono inventato XD no worry )
SPOILER (click to view)

Il dolore mi trafigge l'anima, il cervello e la carne.
Apro gli occhi, il cielo mi saluta, terso. Sereno.
Una nuvoletta danza sopra al mio viso, fuggita alla mia bocca.
Il mio ultimo respiro.
Non so perchè sia finita così.
Sapevo di essere sbagliata, ma non mi hai mai detto il perchè.
Questa lama in petto me la merito.
Non hai colpa amore mio, tu cercavi di farmi capire.
Con le tue mani che da dolci diventavano pesanti e poi dolci ancora.
La accetto.

Mentre il mio ultimo respiro si dissolve nell'aria fredda di dicembre.




Autore:Michelle Raob
Titolo: Una Notte
Introduzione: Un artista alle prese con la sua arte
Genere: Narrativa
Raiting: giallo
Note: Scritto di furia xDDD niente di che, ma ci si prova, no?
1041 parole, Vanna abbi pietà m (_ _) m

SPOILER (click to view)
La musichetta del computer lo saluta allegramente poco dopo aver premuto il tasto d'accensione.
Così veloce ad accendersi, così lento a caricarsi.
Maledicendo Bill Gates, l'uomo si alza e va a farsi una tazza di caffè. Decaffeinato. E forse un po' di quelle patatine avanzate dal pranzo.
Questa è la dura vita dell'illustratore-fotografo-artista maledetto: niente orari, interminabili ore a scegliere i pezzi migliori, altrettante ore a scegliere quali foto modificare digitalmente e quali tenere nel formato originale. Il tutto per una paga da fame e poche ore di gloria quando i suoi pezzi vengono scelti per qualche mostra, ma a lui va bene così.
Soffiando sulla tazza si sofferma a guardare il piccolo loft in cui abita; arredamento semplice ma moderno, innumerevoli stampe alle pareti. Il suo piccolo paradiso.

“Sei tu il mio paradiso”

Una lacrima scende da sola sul volto dell'uomo. Perchè proprio adesso devono risuonargli in testa quelle parole?
Si risiede al tavolo di lavoro e smangiucchia svogliatamente le patatine. Meglio lavorarci sopra, tenere la testa libera da ricordi divenuti così dolorosi.

Le ore passano e la sua mano scorre veloce sulla tavoletta. Note veloci di una compilation di rock anni '80 sono il piacevole sottofondo per questa serata di lavoro. Tutte le cellule del suo corpo si concentrano sulla tavoletta grafica costosissima con cui sta ritoccando le sue opere. Deve finire in fretta, non ha molto tempo. Prima dell'alba, si. Deve finire. Prima dell'alba.

“Ti amo”
La voce dolce della sua donna ogni tanto fa capolino dai meandri della sua memoria. Alzare la musica non serve ad evitare questi spiacevoli momenti, ma lui la alza lo stesso. Chissenefrega se i vicini si lamenteranno.

Alle tre di notte ha smaltito il grosso del lavoro, e la grande, poderosa macchina per le stampe che occupa tutto un angolo dello studio inizia a lavorare, sfornando lentamente una serie di fogli A3 vividamente colorati. L'uomo spenge lo stereo. Il rumore della stampante è forte e rovina la musica. Da parte sua, la musica rovina il canto maestoso della macchina che traduce i suoi sogni in oggetti tangibili.

Si alza dalla comoda sedia di alto design e si stiracchia, portando poi la tazza ed il piatto ormai vuoti in cucina ed abbandonandoli nel lavandino. Prende una barretta di cioccolato e si appoggia al muro accanto alla stampante, inebriandosi dell'odore dell'inchiostro caldo. Dolce. Velenoso. Chimico. La sua droga.
Rimane in piedi per una quarantina di minuti buoni, guardando nascere cinque delle sue opere dal ventre meccanico di quella madre surrogata, poi un crampo lo convince a mettersi a sedere.

Ci vorrà ancora un bel po' di tempo prima che tutti i suoi figli di carta siano nati, meglio impiegare il tempo per lavorare. Scova in un cassetto una chiavetta USB e la inserisce nel port del computer, aspettando poi che la cartella si apra automaticamente. Un altro gioioso suono lo avvisa del caricamento avvenuto, ed il suo dito scivola sulla rondella del mouse per trovare un'immagine in particolare.

Quella foto infine gli appare davanti agli occhi. Il pezzo forte della sua nuova serie. Il programma la carica in un paio di secondi e gliela presenta asetticamente. Un ragazzo ed una ragazza in un campo, sotto lo stesso ombrello. Non ha niente di originale. Eppure è l'immagine più importante in suo possesso.
I colori vividi di quel pomeriggio di agosto gli fanno girare la testa, ogni pixel è una pallottola che lo uccide, che gli si conficca nelle interiora.

Come aveva potuto non notarlo? Come lei si muoveva, come i suoi occhi brillavano quel giorno. La sua pelle sembrava addirittura più luminosa.
Il sorriso accecante della sua donna risplendeva nel sole durante quello shooting. Era così naturale insieme al modello che le era stato assegnato per quel lavoro.

L'uomo riflette su come rappresentasse uno dei tanti stereotipi legati al mondo dell'arte: il fotografo che si innamora della sua musa ispiratrice. “So lame”, direbbero gli anglofoni.

Ma quel giorno qualcosa in lei era speciale. Delle centinaia di foto scattate nessuna era venuta “brutta”, anche nelle pose più basilari quella creatura appariva splendida, perfetta, armonica.

Passata l'euforia derivata da uno shooting così perfetto però, il suo cervello di uomo aveva ripreso a ragionare al posto del cervello dell'artista.
Come mai, appunto, era così perfetta? Lei che si innervosiva con nulla e mandava facilmente a puttane un momento di luce perfetta per indugiare a sistemarsi le punte dei capelli?

Poi li vide, due giorni dopo. In un bar.
Si baciavano, lei, la sua musa, e quel modello alle prime armi.

Si dice che gli artisti abbiano un diverso modo di vivere le emozioni. Ma cos'era quella orrenda sensazione? Gelosia? Oppure follia pura?

Mentre pensa, le sue mani lavorano sulla foto. Togli la saturazione. Crea nuovo livello. Applica un filtro qua, aggiusta un dettaglio là. Le mani lavorano mentre il cervello rimugina.
Con rabbia ricorda quel momento in cui ha scoperto la gelosia, la rabbia.
Con dolcezza invece rivede il sorriso mite ed imbarazzato della sua musa.
Così onesta da non riuscire a negare di essersi invaghita del bel modello. Così delicata e fragile da non riuscire a dirglielo, facendolo soffrire. Così stronza da non pronunciare nemmeno qualche inutile parola di scusa.

La nebbia del ricordo svanisce dal suo cervello e l'uomo guarda con cognizione quello che le sue mani hanno creato: un'immagine completamente desaturata, nera, grigia, spenta. Non uno spiraglio di luce in quella landa desolata che è il suo cuore nell'attimo in cui si rese conto che qualcosa non andava in quella coppia così perfettamente avvinghiata sotto il parasole.

Una mano forte bussa alla porta, chiamando il suo nome con insistenza. Si passa una mano sul collo, grattando poi uno scampolo di pelle che prude, incrostato di un liquido appiccicoso. Era così preso dal lavoro che nemmeno si è cambiato, dopo aver incontrato la sua dolce musa per l'ultima volta.

La porta viene sfondata con un calcio, tre grilletti vengono premuti. Tre canne puntate alla sua testa.
Con calma preme “riempi” e colora di rosso l'ombrello che proteggeva i due amanti dalla sua vista, quel giorno.

Rosso come il sangue che ha rovinato il tappeto di Persia nella camera da letto.
Rosso come il sangue della sua musa, ormai per sempre sua.

-fin-


Edited by MichelleRaob~ - 15/7/2011, 12:17
 
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MichelleRaob~
view post Posted on 2/2/2011, 00:57




aggiunto il drabble del contest letterario :3
 
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MichelleRaob~
view post Posted on 15/7/2011, 11:17




aggiunta la one shot del contest letterario ^^
 
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2 replies since 18/10/2010, 15:51   153 views
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